I piatti non si cucinano più: si stampano! Insieme alla realtà virtuale, quella delle stampanti 3d è una delle tecnologie di cui oggi si fa un gran parlare. In attesa di capirne tutte le reali potenzialità, si sprecano infatti in questo periodo le iniziative più o meno pionieristiche sul tema. È così per esempio che a Londra ha aperto recentemente per quattro giorni un ristorante temporaneo (pop up) davvero speciale: al Food Ink i piatti non sono stati preparati in cucina bensì, appunto, stampati in 3d. L’operazione, recita il sito di Food Ink, dovrebbe essere replicata a breve anche in altre città, tra cui Berlino, Roma, Barcellona, Amsterdam e Parigi. Certo, per ora si tratta solo di locali temporanei, però è chiaro il segnale di una tendenza che potrebbe presto trasformarsi in qualcosa di permanente. «La trovo un’iniziativa molto interessante», è infatti il commento di chef Fabio Tacchella, consigliere della Federazione italiana cuochi (Fic) ed esperto di nuove tecnologie di cottura e lavorazione degli alimenti. «Avevo già sentito parlare di stampanti 3d per il settore food ma è incredibile che siano riusciti ad aprire un intero ristorante incentrato su questo format. La novità attrae sempre, bisognerà però aspettare per capire quale sarà la risposta del pubblico, anche a lungo termine. Ma come la nouvelle cuisine e successivamente la cucina molecolare, anche questa tecnica, alle stampanti invece che ai fornelli, può dare spunti positivi e interessanti». Certo, ammonisce infine Tacchella, «l’importante è che non ci siano tentativi di stravolgere tradizioni ben radicate, a partire da quella italiana. Non sarebbe corretto chiamare per esempio Carbonara un piatto realizzato con prodotti differenti da quelli tradizionali, solo perché sono più adatti alle stampanti».
giovedì 22 settembre 2016
Ti stampi da solo il piatto al pop up restaurant di Londra
I piatti non si cucinano più: si stampano! Insieme alla realtà virtuale, quella delle stampanti 3d è una delle tecnologie di cui oggi si fa un gran parlare. In attesa di capirne tutte le reali potenzialità, si sprecano infatti in questo periodo le iniziative più o meno pionieristiche sul tema. È così per esempio che a Londra ha aperto recentemente per quattro giorni un ristorante temporaneo (pop up) davvero speciale: al Food Ink i piatti non sono stati preparati in cucina bensì, appunto, stampati in 3d. L’operazione, recita il sito di Food Ink, dovrebbe essere replicata a breve anche in altre città, tra cui Berlino, Roma, Barcellona, Amsterdam e Parigi. Certo, per ora si tratta solo di locali temporanei, però è chiaro il segnale di una tendenza che potrebbe presto trasformarsi in qualcosa di permanente. «La trovo un’iniziativa molto interessante», è infatti il commento di chef Fabio Tacchella, consigliere della Federazione italiana cuochi (Fic) ed esperto di nuove tecnologie di cottura e lavorazione degli alimenti. «Avevo già sentito parlare di stampanti 3d per il settore food ma è incredibile che siano riusciti ad aprire un intero ristorante incentrato su questo format. La novità attrae sempre, bisognerà però aspettare per capire quale sarà la risposta del pubblico, anche a lungo termine. Ma come la nouvelle cuisine e successivamente la cucina molecolare, anche questa tecnica, alle stampanti invece che ai fornelli, può dare spunti positivi e interessanti». Certo, ammonisce infine Tacchella, «l’importante è che non ci siano tentativi di stravolgere tradizioni ben radicate, a partire da quella italiana. Non sarebbe corretto chiamare per esempio Carbonara un piatto realizzato con prodotti differenti da quelli tradizionali, solo perché sono più adatti alle stampanti».
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)

Nessun commento:
Posta un commento